La cipolla e il paese di Boretto (RE), importante centro rivierasco sul fiume Po già in epoca romana e durante la Repubblica di Venezia, hanno un legame antico. Un legame talmente radicato nella storia e nella tradizione del territorio da perdersi nella notte dei tempi. Non è un caso che la cipolla prodotta nella bassa reggiana fu chiamata “borettana”. Il dolce bulbo, che in questa terra ha trovato le condizioni ottimali per crescere gustoso e delicato, ha lasciato sue tracce anche nei documenti storici.
Il primo documento che descrive la vocazione del territorio borettano alla coltura delle cipolle risale al 1426. Il prezioso manoscritto, parte dell’Archivio Spinelli, si riferisce agli anni in cui la Repubblica di Venezia dichiarò guerra al Ducato di Milano governato da Filippo Maria Visconti. In quel frangente il luogotenente ducale a Parma Erasmo Trivulzio e Angelo della Pergola, i migliori condottieri al servizio del duca, ebbero l’ordine di conquistare Brescello, territorio della Repubblica di Venezia. In quell’epoca le guerre portavano sempre con sé razzie e saccheggi, ma a Boretto accadde qualcosa di diverso. L’esercito di 10mila uomini, che sopraggiunse con carri carichi di vettovaglie e munizioni, si accampò in prossimità di Brescello in attesa di sferrare l’attacco. Ma qui, al contrario di quanto si potesse prevedere, le truppe non trovarono abbondanza di approvvigionamenti. Il territorio, come si legge nel documento, offriva solo cipolle e zafferano in quantità. Per questa ragione, nel tentativo di trovare condizioni più favorevoli, il campo militare si spostò a Trecasali.
La testimonianza
Si legge nel documento: “Il dì 4 maggio tutto l’esercito del duca, comandato da Erasmo Trivulzio e da Angelo della Pergola, che somma a 10mila accampò sotto Brescello che era de Veneti, e Parma mandogli molte carra di vettovaglie e di munizioni, (carra che l’Euba dice ritornavano carrichi di cipolle e zafferano), ma venuto che eravi poca speranza di fare profitto levò il campo di là il giorno 9 ed il 10 passò a Trecasali contro Torricella, che era pure coi veneti”.
La cipolla borettana ha difeso il suo primato di Regina della Bassa per oltre cinque secoli. Solo intorno agli anni ’20 del secolo scorso, a causa di problemi fitopatologici, la coltura della cipolla rischiò quasi l’estinzione. Proprio per questa ragione da Boretto le colture si trasferirono a Parma e Piacenza. Ma la terra d’origine non si scorda mai e così, anche oggi, all’ingresso del comune di Boretto i visitatori sono accolti da un cartellone che recita: “Benvenuti a Boretto, paese della cipolla borettana”. Ma c’è di più. Dal 17 settembre 2005 la Cipolla Borettana gode del marchio di qualità De.co (Denominazione comunale) ed è stata inserita dalla Provincia di Reggio Emilia nell’elenco delle 42 specie della biodiversità da tutelare.