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26 June 2019

La Cipolla Maggiolina e il suo regno negli anni d’oro

Dagli anni ’40 la produzione della cipolla bianca tra Parma e Reggio Emilia si era fatta conoscere anche all’estero per la qualità. Ecco una pagina di storia da valorizzare

Cipolla Maggiolina Freddi

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Negli anni ’40 del secolo scorso, il territorio collinare di Parma vantava una produzione senza eguali di Cipolla Maggiolina. Un mercato talmente importante da caratterizzare l’economia locale. Agricoltori, braccianti e imprenditori avevano fatto conoscere la piccola cipolla tonda di produzione emiliana in Italia e nel mondo. Merito dei terreni propizi per la coltura delle cipolle. Ma anche di una radicata passione per l’agroalimentare e di intraprendenti imprenditori che resero la Cipolla Maggiolina sempre più protagonista dell’industria conserviera. Un ampio territorio tra Parma e Reggio Emilia raccoglieva almeno 26 aziende tra produttori e distributori. In paesi come Sala Baganza, San Michele Tiorre, Corgagniano, Collecchio, Vigatto e Sorbolo la Cipolla Maggiolina era un fiore all’occhiello.

Nei campi, durante i mesi di maggio e giugno, l’attività fremeva. Quando gli steli verde squillante si abbassavano verso il terreno, le donne e i giovani impegnati nei campi sapevano che era arrivato il momento della raccolta. Il lavoro era faticoso e i braccianti affondavano le mani nel terreno per raccogliere, uno ad uno, i preziosi bulbi. Una volta riposta in cassette, ripulita e poi confezionata in sacchi da cinque chili, la cipolla era pronta per il mercato.

Nei tempi d’oro della Cipolla Maggiolina d’Emilia dalla stazione di Parma partivano vagoni e vagoni di prodotto. Basti pensare che, nella sola Sala Baganza, ogni anno si producevano ben 700mila quintali di cipolle. Grazie a una raccolta precoce rispetto ad altre nazioni, oltre alla qualità organolettica della produzione, il mercato era fiorente. La Cipolla Maggiolina d’Emilia era destinata soprattutto al mercato estero, e in particolare ai paesi del Nord Europa. Questi paesi ne apprezzano le dimensioni ridotte, la croccantezza e il gusto più pungente rispetto ad altre varietà. Il prodotto arrivava anche in Belgio e in Francia. Qui erano tanti gli italiani immigrati e che, grazie al mercato emiliano, ritrovavano il sapore di casa nella cipollina parmense.

Già prima degli anni ’50 alcune aziende storiche legarono il loro nome alla produzione della Cipolla Maggiolina. La ditta di Pierluigi Peri di Sala Baganza, il meticoloso Attilio Guareschi di San Michele Tiorre che produceva ben 30mila sacchi da 5 kg di Maggiolina, la ditta Giannino Fracassi di Parma, Carlo Fontana di Corcagniano. Questi e tanti altri, compresa l’attività che nel 1926, con pazienza e costanza, aveva fatto nascere Umberto Freddi. Oggi la produzione della Cipolla Maggiolina è passata in secondo piano, ma questa bella pagina di storia rende fieri chi in campagna ci lavora ogni giorno. Ci sono nomi e storie da ricordare che ricostruiscono quattro decenni di storia, dagli anni ’40 agli anni ’70, per non perdere le tracce degli anni d’oro della Cipolla Maggiolina d’Emilia.